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Anno 30 - 5 aprile 2018 


I fichi secchi

di Gennaro Capuozzo - 28 giugno 2006

Si apprende in queste ore che il Ministro. Letizia Moratti. ha dato la sua disponibi­lità a una pausa di riflessione sull'iter legislativo dello stato giuridico di profes­sori c ricercatori universitari. Tale scelta è non soltanto condivisibile, ma appare sostanzialmente l'unica possibile in que­sto momento.


Riassumiamo la situazione: a fronte di una richiesta proveniente dal mondo acca­demico, anche attraverso questo sinda­cato, e a un maturo dibattito su importanti modifiche e assestamenti da apportare alle nonne che regolano il lavoro di professori e ricercatori universitari, dopo che nella scorsa e nella presente legislatura diverse proposte di legge avevano variamente portato dei contributi, il Ministro Letizia Moratti ha presentato un proprio disegno di legge, già pubblicato su queste pagine con le nostre valutazioni pro e contro.


Il problema principale che certamente ha impedito, anche allo stesso Ministro, di proporre qualcosa di meglio è senz'altro e sin da11'inizio quello economico. E qui bisogna essere chiari: dopo quindici anni durante i quali il lavoro all'università è diventato più brutto e più pesante, mentre le retribuzioni sono rimaste quasi immo­bili in termini monetari, ovvero hanno perso il 70 per cento del valore di allora (già basso rispetto alla media dei paesi del G8 cui l'Italia appartiene), qualsiasi inter­vento sullo stato giuridico non può pre­scindere dall'urgenza di ridare decenza e credibilità al trattamento economico dei professori e dei ricercatori. E' vero che tutto ciò si scontra con una situazione economica di precarietà e di urgenza per lo Stato di trovare risorse al fine di migliorare i conti pubblici senza alzare (auspicabilmente abbassando) le imposte. Ne sanno qualcosa in particolare i molti colleghi vincitori di concorso o chiamati per trasferimento, impossibilitati ad assu­mere servizio per il blocco delle assun­zioni, CUI pongono insufficiente rimedio le deroghe di caso in caso finanziate dal Ministero. Ma nessuno può pretendere che a tirare la cinghia sia ancora il mondo universitario. Anche perché nel frattempo le altre uscite dello Stato hanno avuto ben altra dinamica. Basta fare qualche con­fronto con gli andamenti retributivi dei dirigenti - anche quelli delle Università - , dei magistrati, dei parlamentari.


In questi anni gli unici aumenti delle nostre tabelle retributive sono le miserie percentuali calcolate annualmente "sulla base degli incrementi medi degli stipendi pubblici nell'anno precedente".


Quest'anno, ricordo, si è trattato de11'1,3%. Molto meno del tasso di inflazione dichia­rato! Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta pur sempre di un calcolo equ

 


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