Suonava così una canzonetta popolare di qualche decennio fa, momenti di miseria in cui parlar di debiti era una consuetudine e rimandare i pagamenti una necessità. Cantando “Pagherò, pagherò doman” la si buttava in allegria e si esorcizzava l’incubo della bancarotta o del pignoramento.
Qualcosa del genere può cantare anche il Ministero dell’Università e della Ricerca. A una lettera di un collega che sollecita la giusta mercede per un lavoro concluso da tempo, così ha risposto il Direttore Generale dott. Luciano Criscuoli:
in risposta alla sua nota indirizzata al Ministro, relativa al pagamento del saldo dovuto per la Sua attività di componente del Panel […] per il VTR 2001-2003, Le comunico che la situazione, da Lei segnalata, è ben presente allo scrivente Ministero e verrà risolta non appena si saranno rese disponibili le necessarie risorse finanziarie.
Una cosa del genere ha quasi dell’incredibile. Non valgono dunque per lo Stato le norme che fissano i tempi di retribuzione di un lavoro svolto?
E se il collega “girasse” questa chiacchierata al primo ente pubblico (o esattoria) che gli chiedesse di pagare un’imposta o qualche altro balzello?
Invitiamo tutti a scriverci segnalando casi analoghi.