Istanza del SAUR per lo sblocco dei nostri scatti stipendiali
di - 15 aprile 2015
Al Presidente della Repubblica Palazzo del Quirinale Roma
Al Presidente del Consiglio dei Ministri Palazzo Chigi Roma
Al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Piazza Kennedy 20 Roma
p. c. Ai membri delle Commissioni Istruzione e Cultura delle due Camere
I recenti provvedimenti con i quali l’attuale governo ha stabilito per gli insegnanti delle scuole elementari e medie non solo il ripristino, dopo vari anni, degli scatti d’anzianità, ma anche opportune modalità di incentivazione economica legate al riconoscimento del merito, sono stati giustamente salutati dal plauso di tutti coloro che ben comprendono come a questa categoria professionale spetti il delicatissimo compito di formare quelle giovani generazioni che rappresentano la principale ricchezza di ogni nazione. Proprio questa sacrosanta decisione, però, ha messo ancor più in evidenza la situazione del tutto anomala in cui versa ormai da tempo un’altra categoria che, per quanto numericamente assai più ristretta, non è di certo meno determinante per le sorti dell’istruzione in uno Stato moderno: quella costituita dai professori e dai ricercatori universitari, che a questo punto – dopo che tutte le categorie del pubblico impiego, penalizzate a suo tempo dalla legge n. 122/2010, la famigerata “legge Tremonti”, hanno recuperato o per via giudiziaria o per decisione politica i loro automatismi retributivi – è rimasta l’unica a vedere le proprie paghe completamente ferme da almeno un lustro: paghe che, si badi, erano per parte loro già di gran lunga inferiori ai parametri europei perché progredivano a passo di lumaca fin dal lontano 1990, ossia fin da quando, senza apparente ragione, si decise a livello governativo di disattendere nei fatti quell’aggancio economico della docenza universitaria all’alta dirigenza statale che formalmente, a tutt’oggi, non è mai stato abrogato. Conviene ricordare che, nel frattempo, le varie riforme dell’Università succedutesi in questi decenni non hanno cessato di gravare i docenti di sempre maggiori compiti e responsabilità sul piano burocratico e amministrativo. L’ultima di tali riforme, la legge Gelmini del 30 dicembre 2010, ha stabilito a dire il vero un sistema di adeguamento delle retribuzioni degli accademici fondato su scatti non solo automatici ma anche “meritocratici”, in maniera per certi versi analoga alle recenti disposizioni concernenti gli insegnanti delle scuole elementari e medie; ma anche questa innovazione è finora rimasta lettera morta per i professori e i ricercatori universitari. Il nostro Sindacato auspica che questo governo, proseguendo sul cammino opportunamente tracciato dai suddetti provvedimenti a favore del personale docente della scuola, sappia porre rimedio anche alle inadempienze accumulate dai governi precedenti nei confronti dei docenti universitari, sbloccando finalmente le loro retribuzioni con corresponsione dei relativi arretrati, in analogia a quanto avvenuto con gli altri comparti del pubblico impiego, a cominciare dalla magistratura. Dichiariamo altresì la nostra piena disponibilità a contribuire all’elaborazione dei provvedimenti richiesti. Con osservanza Prof. Dario Sacchi Segretario generale del SAUR
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